UNA RISPOSTA A BRE-VE

L’associazione Bre-VE – che rappresenta host e property managers a Venezia – contesta con un comunicato alcuni aspetti della nostra proposta di legge.

Ci teniamo a rispondere non solo perché per una volta – era ora! – entrano vagamente nel merito del dibattito, ma soprattutto perché ci pare utile precisare alcune affermazioni e scorrettezze.
1) Bre-VE osserva che la proposta “ruota su due cardini di base: 5 anni di concessione al contratto della locazione breve e una forma di autorizzazione concessa dai Comuni secondo criteri di zonizzazione, non prorogabile e retroattiva”.
ATA: Vero è che l’autorizzazione avrebbe una durata di 5 anni; è falso invece che la stessa sia “non prorogabile”. Sfidiamo chiunque a trovare un qualsiasi riferimento in tal senso nella proposta. Se la licenza sarà prorogata o meno dipenderà dal numero delle richieste e dagli altri elementi che il Comune riterrà di considerare per affidare le licenze.
2) Bre-VE sostiene poi che la legge “non tiene in considerazione gli investimenti economici per i restauri o per l’acquisto dell’immobile, e falsa è la tesi sostenuta che sono sufficienti per rientrare del mutuo, così come falso è il riferimento a chi già da anni fa locazione breve”.
ATA: Nessuno ha mai sostenuto che i 5 anni di locazione breve ripaghino addirittura il mutuo per l’acquisto dell’immobile o il restauro ecc. Piuttosto, 5 anni bastano e avanzano a chi si limita a riconvertire una casa di proprietà (magari ereditata) alla locazione breve (la gran parte dei piccoli proprietari). Detto questo, non si vede perché il mutuo o i lavori o gli investimenti debbano essere integralmente ripagati con l’affittanza breve: per 5 anni (o più, se viene rinnovata la licenza) l’eventuale investimento potrà essere ripagato con i proventi delle locazioni ai turisti, negli altri anni con i redditi da affitti ai residenti. Magari non si realizzeranno subito i notevoli guadagni assicurati dalla locazione breve, ma non si azzera certo il rendimento dell’immobile (lo dice Bre-Ve stessa che i prezzi delle locazioni residenziali sono alti!). Peraltro, milioni di italiani hanno acquistato e ristrutturato casa prima dell’avvento delle locazioni brevi (anche a Venezia: il risanamento della città parte e si realizza su larga scala ben prima dell’arrivo delle locazioni brevi, checché ne dica Bre-VE!). Non si vede perché ora il mutuo si debba pagare per intero affittando ai turisti e non con un mix di rendite differenti.
3) Brev-Ve sostiene ancora che “la narrazione è tranciata, monca perché, di fatto, spesso si tratta dell’unica fonte di reddito sia per i privati che per le società di gestione, soggetti che avrebbero (se ottenuta l’autorizzazione) 5 anni di tempo per poi trovarsi in mezzo ad una strada, senza più entrate e costretti a licenziamenti a catena”.
ATA: Innanzitutto ci pare opportuno sottolineare un aspetto: finalmente anche le associazioni della locazione breve abbandonano la favola della giovane coppia o della famigliola che si paga il mutuo affittando la stanza in più o la casa della nonna. Bre-VE infatti riconosce a chiare lettere che l’attività di locazione breve è UN’ATTIVITÀ PROFESSIONALE A TUTTI GLI EFFETTI, smentendo la narrazione che associazioni di host e Airbnb portano avanti da anni (la loro narrazione, non la nostra).
Detto questo, nessuno vuole mandare nessuno per strada: ma un equilibrio va trovato, perché mentre chi opera nel settore delle locazioni brevi fa lauti guadagni, molti altri lavoratori veneziani sono già “per strada”, perché non trovano una casa in città, neppure quando sono disposti a pagare ben più di 1.000/1.200 euro per un bilocale (basta leggere le cronache locali per rendersi conto della situazione, confermata peraltro dal Sunia Venezia, che discorre di un mercato della locazione residenziale ormai inesistente in città!).
Ci pare opportuno evidenziare poi che quest’attività professionale difesa da Bre-VE viene svolta approfittando anche di un regime fiscale e regolatorio di favore, molto più leggero e permissivo di quello del settore alberghiero ed extra-alberghiero (compresi affittacamere e b&b): basti pensare che chi affitta fino a 4 appartamenti a locazione breve paga sui proventi una cedolare secca al 21%, sia che sia un “povero” (se così si può definire chi ha 4 immobili a Venezia), sia che sia un nababbo.
Delle due l’una: o si fa integrazione al reddito e allora si può pensare di conservare il regime attuale, oppure si fa attività professionale, ma si regola di conseguenza (con tassazione e vincoli all’attività pari a quelli della concorrenza alberghiera ed extra-alberghiera).
4) Bre-Ve dice infine che la nostra proposta “non promuove nessuno stimolo vero alla ripopolazione ma si limita al solo principio di “offerta” di alloggi da riempire di persone ma che a Venezia non si sa che lavoro potrebbero fare”, perché il turismo “ha assorbito qualunque possibilità di sopravvivenza a Venezia” e che si tratta solo di “reprimere senza proporre”.
ATA: Si tratta delle solite critiche qualunquiste, che dimenticano come – diversamente da Bre-Ve, nata solo e soltanto per tutelare i propri interessi economici – le associazioni che animano Alta Tensione Abitativa sono da anni attive su tutti i fronti della residenzialità.
Solo per citarne alcuni: il recupero delle case pubbliche sfitte e il rilancio dei progetti di social housing (Ocio – Osservatorio civico sulla casa e la residenza); il miglioramento della qualità e dei servizi ai residenti (Do.Ve); la salvaguardia del mercato e la valorizzazione delle attività artigianali e commerciali cittadine (Progetto Rialto e Comitato Rialto Novo); la mappatura degli spazi ed edifici inutilizzati per indagarne le potenzialità a fini abitativi e di servizi ai residenti (Venice Urban Lab).
Bre-VE poi ha il grave demerito di dipingere la città come avviata verso un declino inesorabile, oramai preda dell’industria turistica: non ci sarebbe alcuna alternativa insomma, se non provare a spremere per sé un guadagno da questo sistema di sfruttamento della città prima che sia troppo tardi.
Noi di ATA invece crediamo che una rinascita sia possibile e, invece di assecondare il declino, cerchiamo di INVERTIRE LA TENDENZA: non possiamo rassegnarci a un presunto destino ineluttabile, ma dobbiamo partire da quelle forze vive – e ci sono e sono tante, checché ne dica Bre-VE – per disegnare un nuovo futuro per Venezia.



Commenti